«Bisogna avere coraggio di avere coraggio», l’impegno del Movimento Centro per una società in cui la donna possa sentirsi libera

«Bisogna avere coraggio di avere coraggio», l’impegno del Movimento Centro per una società in cui la donna possa sentirsi libera
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Intanto da membro rappresentante donna del Movimento Centro, è importante che io faccia gli auguri a tutte le donne, visto che in questa settimana ricorre l'8 marzo. Vorrei condividere con tutti, questo piccolo spunto di riflessione. È molto importante per tutte le donne emanciparsi da quei ruoli che per molti anni le hanno chiuse all'interno di gabbie sbagliate. Mi riferisco a quegli stereotipi culturali come: "la donna che si deve sposare per potersi sistemare", " la donna che deve avere per forza un uomo accanto", "la donna che deve per forza avere figli", "la donna che deve avere un certo tipo di comportamento", “la donna che per prima in un nucleo familiare appena composto, deve abbandonare la carriera per prendersi cura dei figli”. Questi sono stereotipi e pregiudizi che purtroppo ancora sono molto presenti.

E allora io voglio augurare a tutte le donne di liberarsene per prime, per provare a cambiare. Ed è ciò che anche il movimento Centro auspica, soprattutto per prevenire poi tutti quegli abusi e violenze sulle quali sempre più spesso ci interroghiamo e che spesso trovano terreno fertile proprio da certe credenze dure a morire. Per quanto mi riguarda vorrei un mondo dove la donna, come l'uomo, sia libera di scegliersi il suo percorso di vita senza sentirsi giudicata, sia libera sempre di più di fare delle scelte o di non farle senza sentirsi sbagliata. Sia libera di non sentirsi in colpa quando torna dal lavoro per non aver preparato la cena alla famiglia, come magari poteva fare la nonna che non lavorava 12 ore di fila fuori casa, perché nella vecchia società patriarcale a lavorare ci pensava il padre.

Vorrei un mondo in cui la donna libera di scegliersi un lavoro considerato più prettamente maschile come potrebbe essere il mio, che in realtà, per come la penso, al di là della forza fisica che inevitabilmente può, per ovvie ragioni, essere maggiore nell' uomo, in certe missioni la naturale tendenza ad affrontare certe dinamiche in maniera più pacata e con doti attribuite nei secoli alle donne, possono migliorare e anche molto la qualità dei servizi dell' Emergenza, che è il settore dove appunto io lavoro.

Vorrei una donna libera dal giudizio della suocera che chiede al figlio cosa gli è stato preparato per la cena. Se non l'avete fatto vi invito a leggere "Donne che corrono con i lupi" di Clarissa Pinkola Estés. Per la scrittrice, le donne che corrono coi lupi sono quelle che credono in ciò che fanno e sono quelle che si impegnano per recuperare le dimensioni di quelle istintualità e di quelle creatività perdute soffocate appunto da schemi limiti culturali e sociali. Sono quelle donne che riconoscono e danno voce alle proprie ansie, alle proprie frustrazioni, riscoprendo il ruolo che la natura ha sempre assegnato loro.

La donna, secondo la scrittrice, può trovare in sé stessa la forza di volontà, il coraggio e tutta l'energia per cambiare il corso della propria storia individuale e per farlo è necessario riscoprire la propria natura abbattendo le proprie paure. Ci vuole il coraggio di avere coraggio. Tutto questo può infatti aiutare noi tutte (mi ci metto anche io) a non trovare ostacoli nell'espressione del proprio essere ed esprimere l'autentica conoscenza di sè. Conoscersi meglio, conoscere se stessi. In realtà è un detto vecchio quanto Socrate.

Ma cosa può significare per una donna?
Conoscersi meglio significa "essere consapevole ". La consapevolezza del proprio essere e l'avvicinarsi alla propria anima rende libere tutte le donne di essere e di non accontentarsi di situazioni che in apparenza sembrano comode e semplici. Nel saggio è spiegato molto bene. L' essere consapevoli quindi rende libere tutte le donne ma allo stesso tempo leali prima di tutto con se stesse prima ancora che con gli altri.

Ogni donna sa istintivamente cosa merita di rimanere e cosa va allontanato e sa quando restare e quando andare via evitando così ogni forma di abuso e di sottomissione in ogni campo. Volevo aggiungere alcune cose che mi riguardano. Sono una donna di 50 anni che ha studiato prima al liceo, poi tre anni di scienza infermieristiche per poter fare quello che faccio, ho una figlia femmina di 24 anni alla quale credo di poter dedicare in questa settimana questa frase, ma la dedico in realtà tutte le donne: «Non ti abbattere mai se ti accorgi che devi fare le cose bene due volte per essere giudicata brava la metà», come diceva Madre Teresa «tu continua a fare bene le cose».

Alessandra Fibbi
Emergenza Territoriale 118 Firenze Prato Soccorso

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