Perché il tempo darà benessere e non il consumismo
Lavorare meno e lavorare meglio, con stipendi giusti e una riduzione del costo dell’occupazione fissa: una rivoluzione equa
di Lapo Lapi
Personalmente ho una visione della vita e sopratutto di come dovremmo viverla, leggermente diversa dalla mentalità del consumismo, nonostante oggi sia sempre più al centro delle scelte e delle strategie di ognuno di noi. La frase fatta “il tempo è denaro” la cambierei con: il tempo è la cosa più preziosa che mi appartiene. Premesso questo, posso passare al tema reale di questo articolo e del motivo per il quale era giusto fare il sopracitato inciso. Alla fine di questo mio
scritto, come sempre, sentirete la voce del detrattore di turno invocare l'utopia, divenuta la scusa per eccellenza e lo strumento per la messa al bando di qualsiasi idea non conforme al sistema, che vuole accentrare denaro e potere nelle mani dei pochi a discapito dei molti.
Ma arriviamo al dunque, io lavoro per vivere, non vivo per lavorare. Se questo è vero, dobbiamo trovare il sistema per cambiare questo paese mantenendo al centro di tutto l'articolo 1 della Costituzione: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Quindi vivere non significa lavorare, il lavoro deve essere lo strumento che ci consente di poter vivere decentemente, altrimenti diventa schiavitù. Parole forti, ma piene di significato, sì, perché oggi tutti noi siamo schiavi del lavoro e comunque non viviamo decentemente. Mi viene in mente la frase di un qualcuno, che asseriva: dopo l'ingresso in Europa lavoreremo di meno e guadagneremo di più. Bugia. Oggi non arriviamo a fine mese e lavoriamo come
schiavi, per un tozzo di pane. Comunque, per risolvere il problema è necessario rifarsi a quanto detto.
Se si potesse suddividere il poco lavoro rimasto in Italia per più lavoratori, aumentando il netto in busta paga, diminuendo le ore lavorative e sopratutto ridimensionando drasticamente i costi di retribuzione fissa avremmo trovato la soluzione. Per spiegarmi meglio vorrei farvi comprendere, con un esempio semplice, come vedo la questione. Se le aziende private e pubbliche riducessero per ogni dipendente le ore lavorative a 4, portando lo stipendio netto a 2.000 euro con una spesa di erario pari a 500, ovviamente a fronte dell'inserimento di un nuovo dipendente in più e alle stesse condizioni, il costo complessivo risulterebbe di 5.000 euro. Di contro, ipotizzando di portare il dipendente iniziale a 2.000 euro netti (soglia minima per vivere decorosamente oggi), si avrebbe in più 2.500 euro di tasse, per un totale pari a 4.500 lordi. Il risultato sembrerebbe simile e privo di senso per alcuni di voi. Addirittura si evince a colpo d'occhio una
diminuzione notevole di contributi a svantaggio dello stato che, secondo i detrattori e cultori dell'utopia, lo stesso dovrebbe obbligatoriamentecercare da altre parti il denaro per compensare la perdita. Nella realtà non è così, ma addirittura i benefici saranno molti di più per tutti, compreso, all'apparenza, il titolare, che dovrà inizialmente spendere un pochino di più e lo stato incassare di meno.
Mi devo scusare per l'articolo leggermente tecnico e spero di averlo reso digeribile a chiunque, ma non trovo altro modo per spiegarvi la mia idea, non posso sempre e solo filosofeggiare, a volte si deve essere pragmatici. Innanzitutto il datore di lavoro avrà a disposizione più personale da gestire con maggior flessibilità per qualsiasi eventualità possa succedere,
dall'infortunio, alla malattia, alla maternità e anche alle ferie. Non tutti comprenderanno questo beneficio, ma vi garantisco sia essenziale nella filiera di qualsiasi azienda sia pubblica che privata al costo minimo di 500 euro in più.
Per il dipendente si avrebbe la possibilità di vivere più che decentemente con uno stipendio adeguato al costo reale della vita di oggi, avendo in più tempo per vivere e dedicarsi ai propri interessi e, nel caso siano una coppia, avrebbero entrambi i genitori (nonostante entrambi lavorino) la possibilità di godersi la crescita dei propri figli. Sarà persino un incentivo a risolvere la crisi demografica, perché i costi sarebbero notevolmente inferiori. Oggi se entrambi lavorano, ci vuole
l'asilo e una persona che tenga la prole fino al rientro dei genitori, costringendo gli stessi a sborsare una media di 800 euro ogni mese per un figlio, diminuendo la voglia e le probabilità di aumentare il nucleo familiare.
Ed eccoci infine allo stato,unico vero beneficiario diquesto passaggio, anche se a primo acchito sembrava l'unico a doverci rimettere. Lo stato avrà un incremento di Pil, meno spese per i disoccupati, passando da 17milioni a 35 milioni di lavoratori nel giro di 3 anni. I dipendenti avranno più tempo a loro disposizione anche per spendere e di conseguenza lo stato avrà più introiti sia di Iva che di tasse. Non solo, ci sarà una crescita delle partite Iva, i centricommerciali naturali riprenderanno il loro posto, il costo del lavoro paradossalmente sarà diminuito perché aumenterà la capacità produttiva di conseguenza all'aumento della domanda. Quindi il benessere aiuta tutti, anzi come ho scritto nel titolo, il tempo darà benessere.