Finanza/ La capacità di risparmio degli italiani e il tipo di investimento

Finanza/ La capacità di risparmio degli italiani e il tipo di investimento
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di Giuseppe Peluso

La settimana scorsa, leggendo un articolo del Sole 24 ore basato sullo studio di bankitalia e istat, mi sono soffermato molto sull’impatto che l’educazione finanziaria può avere per un paese, e per il welfare dello stesso. Soprattutto in un periodo caratterizzato da alta inflazione, con salari bloccati, le scelte fanno le differenze, e lo studio analizzava esattamente questo, l’impatto sulla ricchezza netta negli ultimi anni degli italiani .

“Il risultato è che la ricchezza netta delle famiglie alla fine del 2022 ha toccato i 176mila euro pro capite, il valore più basso se confrontato con quello delle altre grandi economie occidentali, in particolare di Francia, Germania, Regno Unito o Stati Uniti. Risulta lievemente inferiore solo in Spagna dove, però, l’ultimo dato disponibile è fermo al 2021. (…) Nel 2009 le famiglie italiane erano le più ricche di tutti, con 159.700 euro pro capite, un dato superiore anche a quello delle famiglie statunitensi (152.300 euro), seguite da quelle francesi (137.400 euro). Un primato raggiunto per aver saputo resistere alla crisi finanziaria post Lehman Brothers, grazie al forte peso del mattone nella composizione della ricchezza. Così, all’inizio del 2000, il patrimonio in mano agli italiani a livello pro-capite era del 50% più alto di quello dei tedeschi.  Nel 2022, invece, il dato italiano risulta il 35% più basso e la forbice tra le famiglie dei due paesi si sta allargando (nel 2021 il gap era del 21,2 per cento): la ricchezza netta pro capite dei tedeschi negli ultimi anni è lievitata in modo progressivo, con uno sprint del +5,5% nel 2022".

Ho voluto lasciare lo spaccato sintetizzato dal Sole 24 ore, che è sicuramente pauroso. Nel 2009 eravamo il popolo con ricchezza superiore a tutti gli altri paesi, poi il declino. I temi da analizzare sono due, in primis la gestione del risparmio, dopo di che l'incapacità degli italiani di accumulare. Ad oggi la ricchezza è derivante da due fattori, l’enorme patrimonio immobiliare pro capite del cittadino italiano, e il mantenimento del risparmio accumulato tra gli anni ottanta e novanta che ancora rimane la cassaforte di tante famiglie. Solo l’anno pandemico ha fatto schizzare i risparmi che però poi con lo shock inflazionistico è stato assorbito. Oltre a ciò c’è la gestione del risparmio, ovvero come sono stati nel tempo investiti tali risparmi per non farli svalutare: su questo molto spesso c’è dibattito sull’inefficienza dell’allocazione dei risparmiatori italiani, su questo c’è molta letteratura che confronta il nostro paese con il resto del mondo.

Sicuramente gran parte degli italiani è molto incline all'investimento immobiliare, cosa che tra l’altro in ottica di diversificazione anche io reputo essere ottimo investimento. I dati degli ultimi anni però indicano come, riprendendo sempre l’articolo del Sole 24 ore, “secondo l’indice total return, calcolato sui dati di Nomisma che considera i ritorni 'lordi' da affitto e la eventuale rivalutazione o svalutazione dei prezzi al metro quadro, le abitazioni residenziali hanno reso mediamente nelle 13 grandi città monitorate il 54%, dato che sale al 79% per i negozi e scende al 40,2% per gli uffici colpiti dal Covid e dallo smart working. Se si guardano i dati della provincia (13 città intermedie) i rendimenti total return scendono ulteriormente al 51% per le abitazioni, al 71,5% per i negozi e al 38% per uffici. Risultati senz’altro inferiori a quanto messo a segno dai mercati borsistici che nell’analogo periodo (seppure con molta volatilità dovuta alla pandemia e alla guerra) hanno messo a segno un tondo 200% (indice Msci World total return in euro) e il 125% se si guarda a Piazza Affari (FtseMib total return). Si tratta però di risultati al lordo dell’imposta su cedole e plusvalenze (26%). Se il confronto viene fatto con le obbligazioni (indice Jpm Gbi Italy 7-10 anni) si scende al 33,5%. In questo caso se si è puntato su governativi italiani si ha l’esenzione dalle tasse di successione e la tassazione al 12,5”.

Volevo quindi oggi fare un punto della situazione su cosa sta succedendo ad i nostri risparmi e la loro allocazione, convinto sempre più che solo la corretta pianificazione e allocazione dei risparmi può evitare questo gap con gli altri paesi europei e del mondo.

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