Ceccarelli: «Io candidato sindaco? Non sono la persona giusta. Dobbiamo sognare e osare»

L’intervista della settimana al segretario fiorentino del Pd

Ceccarelli: «Io candidato sindaco? Non sono la persona giusta. Dobbiamo sognare e osare»
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Ha presieduto il consiglio comunale, è stato vicesindaco e assessore al bilancio e presidente del quartiere 3 per dieci anni, dal 20024 al 2014. Andrea Ceccarelli, laureato in lettere e consulente finanziario, è il segretario cittadino del Partito democratico. Di tutti questi incarichi, gliene manca di fatto uno. Quello di primo cittadino.

Segretario, perché non si è candidato a sindaco di Firenze?
«Ho avuto la fortuna – e l’onore – di mettermi al servizio della mia città per tanti anni. Sono felice di quello che ho potuto fare, mi reputo un privilegiato e, guardi, non è una questione di potere. Il “potere” non esiste o, meglio, è condiviso con così tante persone, competenze, complessità che tu puoi gestire sempre, e per fortuna, solo una piccola parte. Sono felice perché ho provato a fare qualcosa per la mia comunità, per la mia città, per quella che sento come casa mia e non solo mia, ovviamente. Però credo anche che dobbiamo avere il senso dei nostri limiti e non ero certo io la persona giusta per poter ricoprire un ruolo così importante».

Cosa si aspetta a giugno, nel caso vinca la candidata della coalizione di centro-sinistra, Sara Funaro? «Non credo a questo “refrain ” sulla continuità e discontinuità. Ci sonotanti progetti realizzati dalle giunte Nardella, tanti altri che devono essere completati e comunque, come fiorentino, sono grato a Nardella per tutto quello che ha fatto. La città è cambiata in meglio, si è rinnovata, si è messa al passo di tante città europee: pensiamo alle tramvie, ovviamente, ma anche a tantissime altre opere realizzate. Il nuovo Teatro dell’Opera, la riqualificazione di tante scuole e spazi verdi, gli interventi su piazze e spazi pubblici come, ad esempio, piazza dei Ciompi, piazza dell’Isolotto, piazza delle Cure, il nuovo By pass di Mantignano Ugnano, i nuovi parcheggi di Ponte a Mensola, San Lorenzo a Greve, Viale Guidoni, i nuovi spazi dedicati allo sport e, poi, gli interventi sulla sicurezza (1700 telecamere di sorveglianza), quelli sulla illuminazione, quelli sulla cosiddetta forestazione urbana con circa 10.000 nuovi alberi piantati. Insomma, un grande lavoro di rinnovamento e adeguamento della città agli standard europei. Ma a Funaro spetta il compito, se le fiorentine e i fiorentini le daranno fiducia, di continuare in questa opera e introdurre anche elementi di novità, che permettano alla città di rimanere al passo con i tempi. In una parola, continuità e discontinuità si fondono e devono procedere parallelamente, come è sempre successo e come è giusto che sia».

Cosa pensa del Movimento Centro, che dagli ultimi sondaggi esce bene, con risultati inaspettati, soprattutto in alcuni quartieri?
«Mi ha sorpreso positivamente, devo dire. Abbiamo bisogno di “Centro”, come abbiamo bisogno di sinistra o di riformismo liberal-democratico: le città sono realtà complesse ed hanno bisogno di una pluralità di voci che le interpretino, le promuovano, siano in grado di rappresentare le diversità di punti di vista. Ascoltare opinioni e visioni a volte diverse è una ricchezza, non una debolezza. Quindi, ben venga anche una voce di “Centro” perché saprà contribuire, al pari di altri, all’ascolto e al buongoverno».

E di Renzi, cosa pensa?
«Sinceramente, non ho capito certe posizioni, a parer mio, esageratamente critiche nei riguardi del ’amministrazione Nardella di cui, pure, Renzi e il suo partito facevano parte. Nessuno pretende il “pensiero unico”, ci mancherebbe, ma – quando siamo in una coalizione – occorre cercare con pazienza e perseveranza quelli che possono essere gli elementi di unione o, se volete, di sintesi. Non mi pare ci sia stato sempre uno sforzo adeguato in questa direzione».

Alcuni alleati del Pd, come Volt o Partito Socialista Italiano, sono alleati alle europee con Italia Viva. E’ un po' un'anomalia, non crede?
«Sugli schieramenti che si presenteranno alle elezioni europee cre- do occorra fare qualche distinguo. Un conto sono i temi locali, sui quali possiamo trovare delle convergenze programmatiche. Altra cosa è il posizionamento europeo, che – certo – non può prescindere a sua volta da una condivisione di alcuni valori comuni: l’Europa e il suo rafforzamento, la
lotta alle diseguaglianze, il perseguimento della pace, la salvaguardia del principio di autodeterminazione dei popoli, la solidarietà nei confronti dei più deboli, la lealtà nei riguardi dell’Alleanza Atlantica, la difesa e la promozione dei valori democratici…».

Anche i Cinque Stelle entreranno nella coalizione di centro-sinistra?
«Con il Movimento Cinque Stelle abbiamo, da tempo, un confronto serrato. Ci sono molte cose che ci uniscono, altre che ci dividono. A mio parere, dobbiamo cercare di realizzare un accordo nazionale che sia il più possibile organico, ma con un supplemento di laicità e di libertà intellettuale che non metta in discussione i valori e le battaglie che ci uniscono. In altre parole, occorre valutare caso per caso, cercare di capire dove un’alleanza organica può essere utile per la comunità alla quale presentiamo un comune programma di governo e dove, invece, può essere utile una pluralità di opzioni. Anche per quanto riguarda una possibile intesa locale, credo occorra fare una valutazione comune su quello che può essere più utile per la città».

Dario Nardella è stato un bravo sindaco?
«Ho già risposto. Non è un’iperbole, non lo dico perché lo devo dire: secondo me, Dario è stato uno dei migliori sindaci che Firenze abbia avuto negli ultimi anni. Le cose realizzate – e quelle in corso di realizzazione – sono sotto gli occhi di tutti. Poi, come succede sempre, c’è sempre qualcosa che si poteva fare meglio o in modo diverso, ma – per quanto mi sforzi – non riesco a trovare niente che gli possa rimproverare. Sono sincero, credetemi: ci ho provato tante volte, ma proprio non riesco a muovergli critiche importanti, a individuare mancanze o lacune, a rimproverargli di non essere stato sempre attento e consapevole dei bisogni e delle istanze della città».

Le tre priorità per Firenze?
«Una città è un organismo vivo, ha bisogno sempre di cure, di attenzione, di amore. Comunque, ci provo: sicurezza, case, qualità urbana. Provo a declinare solo quest’ultima, perché le altre due sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo bisogno di più verde, più servizi di prossimità, di minor traffico, di più lavoro stabile, di un turismo che non sia solo “mordi e fuggi” e sia più “diffuso”, di un centro storico più abitato e vissuto, di periferie migliori e più vivibili, di più cultura e istruzione, di più occasioni di aggregazione ed incontro per i giovani, di più parcheggi, magari interrati, abbiamo bisogno di più case e di minori alloggi destinati al turismo. Un “vasto programma”, certo, che magari ci impegnerà per decenni. Ma dobbiamo sognare, osare, scommettere. Firenze se lo merita, per la sua storia passata e per la storia che vorremo scrivere, insieme, per il suo futuro».

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