Sollicciano: il buco nero dei diritti.

Sollicciano: il buco nero dei diritti.
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Di Francesco Samà

Si può senza alcun dubbio affermare che il carcere di Sollicaino sia la vergogna della Toscana:infiltrazioni nelle celle, la mancanza di docce in molte di esse, l’organico carente degli agenti penitenziari, il sovraffollamento con 70 reclusi in più della capienza regolamentare, in sostanza è un carcere fatiscente , ma quello che più grave e che i soldi per una ristrutturazione e addirittura una ricostruzione ci sarebbero ma i lavori non sono mai partiti. Si dice perché non si sarebbe come gestire i detenuti durante i lavori, ma la spiegazione convince poco.

La stato fatiscente del carcere fiorentina emerge anche dal nuovo rapporto dell’Associazione Antigone sullo stato dei carceri italiani. Appare evidente che questa situazione si riverberi in maniera evidente sullo stato di salute dei detenuti , dove uno su sette compie atti di autolesionismo : una media che piazza Sollicciano in cima alla classifica delle carceri italiane per atti di autolesionismo. «Nel corso del 2022 a Sollicciano — è scritto nel lungo e articolato dossier — si sono verificati 375 atti di autolesionismo, che corrispondono ad una media di 75,6 atti ogni 100 detenuti».

In questo contesto è difficile poter adempiere alla funzione anche rieducativa proprio della detenzione nel nostro ordinamento, anche per la mancanza assoluta di personale, dal omento che non è attrattivo per gli educatori venire a lavorare in questo contesto vi è infatti un solo educatore ogni 42 detenuti.

Gli agenti penitenziari sono inoltre soggetti ad ripetute aggressioni : Nel 2023, si legge nel rapporto, si registra «una media di 14 aggressioni ogni 100 detenuti». Evento critico anche domenica scorsa, come denunciato dal sindacato Sappe: «Al rientro dal cortile passeggi — è stato spiegato dal segretario regionale Francesco Oliviero — un detenuto ha aggredito con schiaffi e pugni l’agente addetto al controllo. Solo con l’ausilio di altro personale di polizia presente si è riuscito a bloccare il ristretto e portarlo nella propria cella». Poi «ha lanciato dalla cella pezzi di ceramica staccati dal bagno. Uno di questi ha colpito l’agente a un centimetro da un occhio, è stato portato in ospedale dove ha ricevuto cinque punti».

Il personale è comprensibilmente alla stremo ed ha perso ogni serenità lavorativa; si parla spesso di certezza della pena quale misura per piovere il problema sicurezza, ebbene questi dati fanno emergere quanto sia illusoria e populista questa soluzione , perché in questo modo si identifica il carcere come c una discarica sociale , piuttosto che un luogo di possibile rieducazione , la carcerazione non fa perdere al defunto il beneficio dei diritti sanciti dalla Convenzione di diritti dell’Uomo . Lo Stato ha la pene responsabilità del detenuto e per questo deve garantire nello sconto della pena dignità e diritti, la giustizia non è vendetta . Gli investimenti in edilizia carceraria son quindi determinanti per pesare il grado di deomocrazia di uno Stato.

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